5 SUGGESTIONI PER L’AGIRE
Viviamo un tempo particolarmente straordinario e incerto.
Incerto (e/o indefinito) in quanto non esiste al momento indicatore che ci fornisca una “previsione” attendibile rispetto allo sviluppo dell’emergenza sanitaria e di salute che le nostre comunità stanno vivendo; straordinario perché abbiamo deragliato la normalità e mentre osserviamo un mondo differente dalle nostre finestre, le nostre interazioni quotidiane e i nostri sguardi sul mondo cambiano mettendoci di fronte a scenari non conosciuti.
Come si può gestire il senso d’incertezza?
Come funzionalizzare gli scenari di straordinarietà?
Qui di seguito alcune suggestioni, utili più allo stimolare personali e unici PensieriAzioni per la lettrice (o per il lettore), che al fornire SoluzioniBacchettaMagica.
Ci sono domande qua e là; il loro obiettivo è generativo e sono strumenti che potrai usare ogni volta che ti senti nella volontà di generare (…beh questo lo decidi tu :-))
Pronti, mezzo…
1. TRASFORMARE UN CIGNO NERO (?) IN UN CIGNO GRIGIO
Il filosofo e matematico Nassim Taleb utilizza la metafora del cigno nero (Taleb, 2012) per descrivere eventi che hanno caratteriste quali:
- imprevedibilità e incertezza, quale impossibilità di calcolare la probabilità che accadano secondo metodi statistici;
- ampio impatto sulle comunità che li vivono, pietre miliari rispetto allo sviluppo storico e socioculturale delle comunità;
- sono narrati attraverso l’utilizzo di euristiche di pensiero e modalità narrative tese alla spiegazione e alla costruzione di senso.
Taleb ha recentemente dichiarato, “Il coronavirus non è il mio cigno nero, manca una connotazione essenziale, l’imprevedibilità”; difatti la comunità scientifica in tempi recenti e meno recenti ha ampiamente condiviso ricerche e appelli sulle possibilità di sviluppo di epidemie e pandemie.
Dal punto di vista invece di molte persone meno avvezze alla tematica, alle ricerche dell’OMS, alla virologia ecc., la situazione si può configurare proprio come un cigno nero, ovvero un “non sapere” di “non sapere”; imprevedibile, di grandissimo impatto e con la tendenza di essere spiegato a priori.
L’operazione interessante che si può invece configurare è, cosa sappiamo di non sapere?
“Sapere di non sapere” si configura tecnicamente come un cigno grigio e ci offre quindi spunti per poter pensare al non saputo, esplorare ambiti che non conosciamo per poter gestire l’incerto costruendo scenari e anticipazioni.
Come potresti ora utilizzare il “sapere di non sapere”?
2. L’UTILE DIFFERENZA TRA IL PREVEDERE E L’ANTICIPARE
Il “prevedere” può essere illustrato come la definizione o descrizione in termini precisi e dettagliati dello scenario futuro che si andrà a generare partendo da alcune indicazioni indiziali (Turchi, 2007).
L’”anticipazione” invece può essere illustrata come una modalità discorsiva che descrive una condizione futura, senza definirla nel dettaglio e lasciando aperte varie ed eventuali possibilità (Turchi, 2007).
Ora proviamo a illustrare uno scenario di applicazione. Se a fronte di alcune previsioni del tempo particolarmente favorevoli partiamo per le vacanze con dei vestiti particolarmente leggeri un’improvvisa e fredda perturbazione potrebbe metterci in difficoltà, ma se di fronte alle previsioni del tempo proposte ci prendiamo del tempo per immaginarci dei possibili scenari alternativi, posso anticipare la necessità di inserire qualche indumento più pesante nel bagaglio, consentendomi quindi di gestire l’evento incerto e inaspettato.
Anticipare è un operazione cognitiva che spesso viene confusa con il prevedere, sebbene le implicazioni siano molto differenti, specialmente a fronte di obiettivi, strategie e azioni definite o da definire.
Quali sono quindi secondo te le situazioni dove puoi usare la previsione e quali invece quale situazioni dove è utile muoversi secondo delle modalità di anticipazione?
Puoi utilizzare sin da subito questa idea per ripensare al tuo futuro?
3. “FRAGILE”, “ROBUSTO” E “ANTIFRAGILE”
Avete mai sentito parlare di resilienza?
Ecco, qui non ne parleremo; ma con un altro interessante spunto offertoci da Taleb (Taleb, 2012) proveremo a circumnavigare questo costrutto abusato da psicologi e non, proponendo differenti possibilità per poter agire nell’incertezza.
L’opposto di fragile non è necessariamente robusto, ma potrebbe essere anche antifragile.
Prova a pensare a questi 3 concetti posizionandoli in un continuum che va da fragile ad antifragile, con robusto nel mezzo.
Parlando quindi di persone, istituzioni, organizzazioni e più generalmente di sistemi possiamo immaginare che:
- FRAGILE potrebbe essere descritto quel sistema che di fronte a una situazione di incertezza, imprevisto stress o errori diminuisce la sua efficacia ed efficienza rispetto agli obiettivi che lo definiscono. Ad esempio il sistema economico italiano è profondamente in crisi rispetto all’emergenza Corona Virus.
- ROBUSTO potrebbe essere descritto come quel sistema che di fronte a una situazione di incertezza, imprevisto, stress o errori (pur risentendone) mantiene la sua efficacia ed efficienza rispetto agli obiettivi che lo definiscono. Ad esempio il sistema di Pubblica Sicurezza Della Repubblica Italiana, pur essendo in questi giorni sotto stress agisce e detiene il controllo della situazione;
- ANTIFRAGILE potrebbe essere descritto come quel sistema che di fronte a una situazione di incertezza, imprevisto, stress o errori aumenta la la sua efficacia ed efficienza rispetto agli obiettivi che lo definiscono. Ad esempio un sistema immunitario umano con caratteristiche di antifragilità, di fronte a una malattia, attraverso la produzione di anticorpi diventa più efficiente ed efficace nella protezione del nostro corpo dagli agenti patogeni.
Va specificato che i sistemi possono sempre e comunque gestire entro e non oltre una certa soglia massima di incertezza, imprevisto stress o errori; la riflessione sul concetto di antifragilità non vuole essere essere un richiamo all’onnipotenza. Piuttosto alle modalità, alle idee e ai valori con cui progettiamo, implementiamo e viviamo i nostri sistemi quotidiani.
Come potresti utilizzare il concetto di antifragilità nel (pensare-progettare-implementare-cambiare) il tuo o i tuoi sistemi di riferimento?
4. TRA POCHI SEGNALI UTILI E MOLTO RUMORE
In una situazione che vede la comunità in incertezza, emergenza e straordinarietà ci sono molti stimoli. Moltissimi.
Pensaci. Telegiornali, radio, blog, social network, talk show, interviste, gruppi what app.
Un vero e proprio bombardamento mediatico, una sovraesposizione.
Ognuno che dice la sua. Ognuno con la sua opinione.
Ora prendiamo un secondo per riflettere.
Quanti di questi stimoli mediatici potrebbero essere considerati segnali “utili” al gestire l’incertezza e quanti solamente ulteriore rumore?
Il rumore potremmo descriverlo con effetti di confusione, rende le cose meno chiare e distinte.
I segnali potrebbero essere descritte come informazioni che ci possono risultare utili, perché la loro conoscenza ci fa acquisire maggiore consapevolezza nell’azione orientata alla gestione di una situazione incerta.
Quali modalità puoi utilizzare per discriminare le informazioni ricevute tra segnali e rumore?
Quali strategie utili puoi mettere in campo per evitare le sovraesposizione ma accedere a segnali utili e di alta qualità?
5. COMMUNITAS SEMPER CERTA EST
Immagina una partita di calcio.
Da una parte gli umani, dall’altra i virus.
É la partita che stiamo giocando in questi giorni.
I virus sono bravi, veloci, funamboli, acrobatici.
Gli umani non così bravi, veloci e funamboli; il sistema sanitario è il nostro portiere, i cittadini tutti gli altri giocatori. Più la squadra è coesa, compatta unita negli intenti e negli obiettivi, meglio la squadra umana può proteggere la propria porta e cercare di avviare delle azioni che permettano di fare goal nella porta dei virus.
Più la squadra è coesa nel difendere la porta, meno mettiamo sotto pressione il portiere (e quindi il sistema sanitario).
Non è solamente una questione di responsabilità delle istituzioni, nel gestire l’incertezza il singolo ha un peso e una responsabilità per la comunità.
Quanto il mio agire impatta la comunità e le trasformazioni che la comunità vive? La situazione corona virus offre una profonda riflessione rispetto a questo tema, perché sono le azioni dei singoli e l’unità d’intenti con cui i singoli agiscono che hanno il potere e la possibilità di gestire l’incertezza di questo momento e definire nuovi e possibili scenari per le nostre comunità.
Una società che mette la comunità al centro e non cotruità sull’interesse dei singoli, agisce sul senso di appartenenza e di partecipazione, sui processi interattivi di contribuzione e di responsabilità.
La coesione sociale (delle nostre comunità e dei nostri sistemi organizzativi) va quindi pensata e progettata a partire da paradigmi di partecipazione e di dialogo; fondati sulla scientificità, su obiettivi condivisi e sulle competenze dei singoli.
Parafrasando la dott.ssa De Aloe, “il ruolo dei cittadino non è cedibile, la responsabilità va esercitata e agita”. La carica virale più potente del pianeta sono gli essere umani, con la capacità di trasformare, generare e inventare (in meglio o anche in peggio) le modalità che hanno di stare insieme.
Qual è la responsabilità che tu puoi agire? Cosa puoi fare per la tua comunità?
BIBLIOGRAFIA
Salvini, A. – Psicologia Clinica [Clinical Psychology]. Padova: UPSEL. (1998)
Taleb NN – Antifragile : things that gain from disorder; Random House (2012)
Taleb NN – The Black Swan; Random House (2012)
Turchi GP, Della Torre C. – Psicologia della Salute, dal modello bio-psico-sociale al modello Dialogico; Armando Editore (2007)
Turchi, G.P., Romanelli, M., Gallone, C.M., Morittu, A., & Maggiore, Ch. (2015). Il ruolo dello psicologo come consulente strategico e globale, all’interno del sistema dei Servizi e delle Politiche Pubbliche. Quaderni della Rivista di Psicologia Clinica, 1, 54- 69.
La metafora della partita di calcio è del prof. Tuchi, trovate l’originale qui! https://bit.ly/3bxrztx