“La potenza della parola nei riguardi delle cose dell’anima sta nello stesso rapporto della potenza dei farmaci nei riguardi delle cose del corpo”. (Gorgia 483 a.C. circa – 375 a.C.)
Trovo sia una domanda difficile, ma alquanto fondamentale se ora ti trovi qui e leggi queste parole.
Accendiamo un faro a tal proposito e facciamo luce sulla questione.
Non c’è pretesa di trovare la verità, ma di approfondire e soppesare differenti possibilità.
Ti va?
Se ci facciamo un giro in internet possiamo trovare un sacco di persone e/o professionisti che provano a rispondervi in svariate maniere, fornendo differenti tipi di risposta.
C’è chi per esempio spiega il “perché rivolgersi a uno o a una Psicoterapeuta” descrivendo svariate esemplificazioni di situazioni potenzialmente problematiche in cui il o la potenziale cliente/paziente si potrebbe trovare a vivere.
C’è chi potrebbe fornivi un dettagliatissimo elenco di diagnosi, indicandovi un preciso elenco di sintomi che alla manifestazione possono indurre la persona a rivolgersi a uno specialista.
C’è chi usa il termine cura, per indicare anche un prendersi cura di se ma sottendendo inevitabilmente un’idea di malattia o di disagio.
Taluni o talune pensano che rivolgersi allo psicoterapeuta possa vuol dire ammettere a se stessi di essere sbagliati. Ecco perché non vi si rivolgono, loro sbagliati non si sentono e non si definiscono.
E chi sbagliato si sente? O si sente definito “sbagliato” da qualcun’altro?
Per cambiare sostengono altri. Certo, tutto cambia sempre come sostengono molti, continuamente. Ma non detto che una persona nel rivolgersi a un professionista voglia per forza cambiare a tutti i costi. Condividi?
Come professionista e clinico vorrei condividere con te che ogni situazione di vita è assolutamente unica e irripetibile; non sta a me quindi stabilire il perché rivolgersi a uno psicoterapeuta, a rigor di logica è solo il futuro cliente che può provare a rispondere a questa domanda.
Ma è la domanda più utile che ci possiamo porre?
Cosa ne pensi per esempio di…
…come l’incontro con un professionista psicoterapeuta potrebbe essermi utile a plasmare una modalità di vivere il presente che mi permetta di muovermi in una direzione futura (se non necessariamente precisa) da me definita?
Come professionista e clinico posso condividere che la psicoterapia, la consulenza psicologica e il coaching possono costituirsi (all’interno di quella che è l’interazione tra professionista e cliente) come percorsi utili a muoversi in direzioni differenti o a costruire possibilità inedite rispetto a quelle esplorate per ora.
Possibilità declinate rispetto agli obiettivi, che professionista e cliente costruiscono insieme, partendo da quella che è la personalissima esperienza di vita di ognuno di noi.
Senza giudizio, con professionalità ed efficienza, senza lasciare nulla al caso.
Come professionista e clinico mi piace pensare che le domande possano essere più utili di una risposta precostituita. Le domande vanno d’altra parte costruite insieme (come siamo facendo ora, anche se asincroni), per generare scenari di vita che non credevamo possibili.
L’incontro con lo psicoterapeuta potrebbe essere una possibilità per generare nuove possibilità di vita, nuovi scorci biografici, nuovi capitoli esistenziali…
… tu che ne pensi? É possibile?